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      Il 15 giugno Giolitti formava il suo ministero di compromesso con gli agrari e con lo Stato maggiore, rappresentato da Bonomi, ministro della guerra. Un lavorio febbrile d'organizzazione controrivoluzionaria cominciò allora di fronte alla minaccia dell'occupazione delle fabbriche, prevista persino dai dirigenti riformisti riuniti nella conferenza della Federazione degli operai metallurgici (Fiom), che si tenne a Genova nello stesso anno. In luglio, il ministero della guerra, Bonomi alla testa, cominciò la smobilitazione di circa 60.000 ufficiali nel modo seguente: gli ufficiali smobilitati conservavano i quattro quinti della loro paga; per la maggior parte essi furono inviati nei centri politici piú importanti, con l'obbligo di aderire ai «fasci di combattimento»; questi ultimi erano rimasti fino a quel momento una piccola organizzazione di elementi socialisti, anarchici, sindacalisti e repubblicani, favorevoli alla partecipazione dell'Italia alla guerra a fianco dell'Intesa. Il governo Giolitti fece sforzi immani per avvicinare la Confederazione dell'industria alle associazioni degli agrari, specie quelle dell'Italia centrale e settentrionale. Fu in questo periodo che apparvero le prime squadre armate di fascisti e che si ebbero i primi episodi terroristici. Ma l'occupazione delle fabbriche da parte degli operai metallurgici ebbe luogo in un momento in cui tutto questo lavoro era in gestazione; il governo Giolitti fu costretto a prendere un atteggiamento conciliante e a ricorrere a una cura omeopatica piuttosto che a un'operazione chirurgica.


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Sul fascismo
di Antonio Gramsci
pagine 418

   





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