Invece, il movimento guidato dal compagno Foster, nell'interno della Federazione americana del lavoro, con parole d'ordine che interpretavano la situazione reale del movimento e i sentimenti piú profondi degli operai americani, conquista un sindacato dopo l'altro e mostra chiaramente quanto debole e incerto sia il potere della burocrazia gompersiana.
Noi siamo dunque in linea di principio contro la creazione di nuovi sindacati. Gli elementi rivoluzionari rappresentano la classe nel suo complesso, sono il momento piú altamente sviluppato della sua coscienza a patto che rimangano con la massa, che ne dividano gli errori, le illusioni, i disinganni. Se un provvedimento dei dittatori riformisti costringesse i rivoluzionari ad uscire dalla Confederazione generale del lavoro e ad organizzarsi a parte (ciò che naturalmente non può escludersi), la nuova organizzazione dovrebbe presentarsi ed essere veramente diretta all'unico scopo di ottenere la reintegrazione, di ottenere nuovamente l'unità tra la classe e la sua avanguardia piú cosciente.
La Confederazione generale del lavoro nel suo complesso rappresenta ancora la classe operaia italiana. Ma quale è l'attuale sistema di rapporti tra la classe operaia e la confederazione? Rispondere esattamente a questa domanda vuol dire, secondo me, trovare la base concreta del nostro lavoro sindacale, e quindi stabilire la nostra funzione e i nostri rapporti con le grandi masse.
La Confederazione generale del lavoro è ridotta, come organizzazione sindacale, ai suoi minimi termini, a un decimo forse della sua potenzialità numerica del 1920. Ma la frazione riformista che dirige la confederazione ha mantenuto quasi intatti i suoi quadri organizzativi, ha mantenuto sul posto di lavoro i suoi militanti piú attivi, piú intelligenti, piú capaci e che, diciamo francamente la verità, sanno lavorare meglio, con maggior tenacia e perseveranza dei nostri compagni.
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