È questa la situazione italiana, è questo il sistema di rapporti che oggi esiste da noi tra la classe proletaria e le organizzazioni. Le indicazioni sono chiare per la nostra tattica:
1) lavorare nella fabbrica per costruire gruppi rivoluzionari che controllino le commissioni interne e le spingano ad allargare sempre piú la loro sfera d'azione;
2) lavorare per creare collegamenti tra le fabbriche, per imprimere alla attuale situazione un movimento che segni la direzione naturale di sviluppo delle organizzazioni di fabbrica: dalla commissione interna al consiglio di fabbrica.
Solo cosí noi ci terremo nel terreno della realtà, a stretto contatto con le grandi masse. Solo cosí, nel lavoro operoso, nel crogiolo piú ardente della vita operaia, riusciremo a ricreare i nostri quadri organizzativi, a far scaturire dalla grande massa gli elementi capaci, coscienti, pieni di ardore rivoluzionario perché consapevoli del proprio valore e della insopprimibile loro importanza nel mondo della produzione.
Che fare?38
Cari amici della Voce,
Ho letto nel n. 10 (15 settembre) della Voce la interessante discussione tra il compagno G. P. di Torino e il compagno S. V. È chiusa la discussione? Si può domandare che ancora per molti numeri la discussione rimanga aperta e invitare tutti i giovani operai di buona volontà a parteciparvi, esprimendo, con sincerità e onestà intellettuale, la loro opinione in proposito?
Come va posto il problema.
Incomincio io, e affermo senz'altro che, mi pare almeno, il compagno S. V. non ha impostato bene il problema ed è caduto in qualche errore, gravissimo dal suo stesso punto di vista.
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Voce Voce Torino
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