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      Come maravigliarsi che qualche operaio sia divenuto fascista? Come maravigliarsene se lo stesso S. V. dice in un punto: «chi sa mai, anche noi, persuasi, potremmo diventare fascisti»? (Queste affermazioni non si fanno neppure per scherzo, neppure per ipotesi... di propaganda.) Come maravigliarsene, se in un altro articolo, della stesso numero della Voce, si dice: «Noi non siamo anticlericali»? Non siamo anticlericali? Che significa ciò? Che non siamo anticlericali in senso massonico, dal punto di vista razionalistico dei borghesi? Bisogna dirlo, ma bisogna dire che noi, classe operaia, siamo anticlericali in quanto siamo materialisti, che noi abbiamo una concezione del mondo che supera tutte le religioni e tutte le filosofie finora nate sul terreno della società divisa in classi. Purtroppo... la concezione non l'abbiamo, ed ecco la ragione di tutti questi errori teorici, che hanno poi un riflesso nella pratica, e ci hanno condotto finora alla sconfitta e all'oppressione fascista.
      L'inizio... dell'inizio!
      Che fare dunque? Da che punto incominciare? Ecco: secondo me bisogna incominciare proprio da questo, dallo studio della dottrina che è propria della classe operaia, che è la filosofia della classe operaia, che è la sociologia della classe operaia, dallo studio del materialismo storico, dallo studio del marxismo. Ecco uno scopo immediato per i gruppi di amici della Voce: riunirsi, comprare dei libri, organizzare lezioni e conversazioni su questo argomento, formarsi dei criteri solidi di ricerca e di esame e criticare il passato, per essere piú forti nell'avvenire e vincere.


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Sul fascismo
di Antonio Gramsci
pagine 418

   





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