Questi eccessi raggiunsero l'acme con il saccheggio della casa di Nitti e con il tentativo di assassinio dello stesso uomo politico alla vigilia del rinnovamento dei pieni poteri a Mussolini.
Questa situazione nel Parlamento italiano ha ovviamente avuto ripercussioni di varia natura sulla piccola frazione rivoluzionaria della Camera. Le misure prese dal Comitato esecutivo del partito comunista contro il compagno Bombacci sono, a questo proposito, assai significative. Bombacci ritenne di dover tenere nei riguardi del governo fascista, in occasione della discussione sui rapporti commerciali tra l'Italia e la Russia, un linguaggio banalmente cortese e degno di un politicante di piccolo calibro. E tuttavia, la situazione imponeva chiaramente a ogni rappresentante del proletariato rivoluzionario, un determinato atteggiamento. Dopo un anno e mezzo di tergiversazioni, il governo italiano si era deciso a sottoporre alla Camera un progetto di accordo commerciale con la Russia che, pur costituendo un grande progresso sul progetto precedente, non comportava ancora il riconoscimento de jure della Repubblica dei soviet, benché il Consiglio dei commissariati del popolo si fosse rifiutato di ratificare il trattato precedente, precisamente perché non comportava il riconoscimento de jure. Il governo fascista, entrando in questa nuova fase dei negoziati, cedeva di fronte alla pressione esercitata dai capitalisti italiani, i quali, dinanzi al naufragio imminente del capitalismo tedesco, vedevano l'equilibrio economico europeo minacciato e vedevano affacciarsi nuovi pericoli economici e politici dalla parte della Francia.
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