Il governo fascista intende sottrarre una delle sue carte principali all'opposizione, la quale nei circoli borghesi non manca di sottolineare il fiasco completo della politica estera fascista, il cui unico risultato è l'isolamento dell'Italia.
2) La formazione del governo Venizelos in Grecia. Il governo Mussolini si è convinto di non poter prendere due piccioni con una fava. Venizelos è l'uomo politico che, dopo il trattato di Versailles, si è maggiormente opposto ai piani espansionistici dell'imperialismo italiano. Nel suo conflitto con la Jugoslavia l'Italia aveva contro di sé i trattati. Nel suo conflitto con la Grecia l'Italia ha i trattati dalla sua parte. L'intesa stabilitasi tra i governi di Roma e di Belgrado attesta la loro intenzione di voler rispettare lo statu quo vigente. A tutte queste cause si aggiunge la politica della Francia nei confronti della Piccola Intesa. Se, come lasciavano credere le apparenze alcune settimane fa, il conflitto per Fiume si fosse aggravato, la Francia affiancandosi alla Piccola Intesa avrebbe costituito un pericolo per l'Italia.
3) Il nuovo piano di politica estera che fino al 1922 era personale di Mussolini, diventa quello del governo italiano. A questo piano si collegano le trattative ispano-italiane, la politica di avvicinamento ai soviet, il conflitto tra l'Italia (lepidamente sostenuta dalla Spagna) e l'Inghilterra e la Francia a proposito di Tangeri. Il preludio di questa nuova politica è stata l'occupazione di Corfú, una reazione alquanto esagerata all'uccisione del generale Tellini.
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