Il problema che noi riteniamo si debba porre non è quello della prevalenza della destra o della sinistra, ma quello di vedere se la preparazione politica delle elezioni potrà offrire l'occasione a questi diversi gruppi sociali di trovare ognuno la propria definizione e la propria strada.
Il fascismo considera un suo grande successo l'aver ottenuto il distacco dal tronco unitario del partito di un gruppo di «estrema destra». Si può discutere però se esso abbia ragione. Il «gruppo di estrema destra» è il gruppo dei vecchi cattolici reazionari: aristocrazia nera, proprietari di terre, già legati non tanto al rispetto della Costituzione dello Stato italiano quanto alla conservazione dell'ordine sociale esistente. Che si tratti di gruppi costituzionali, nel senso stretto della parola, lo dimostra il fatto che essi furono l'anima dell'opposizione clericale allo Stato italiano nei primi decenni della sua vita e che allo Stato italiano si ricollegarono solo quando parve e fu necessario sostenerlo per evitare la riscossa degli operai e dei contadini contro di esso. Ma Giolitti, il tipico uomo di Stato conservatore italiano, aveva risolto il problema di legare a sé questi gruppi in modo ben piú brillante di quello che ha fatto oggi il fascismo. La sua soluzione permetteva ai cattolici reazionari di mantenere le aderenze di massa che ad essi offriva l'apparato democratico della Chiesa, di sfruttare questo apparato nel periodo elettorale per la lotta contro i partiti di classe e di trasformare le forze cosí raccolte in sostegno permanente dello Stato.
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