Il partito popolare continua invece a essere un partito di massa e non può prescindere dalla vita che queste masse conducono e dalla mentalità che in esse si crea. È inevitabile che il suo atteggiamento di opposizione al fascismo appaia alla massa in un momento ben diverso di quello che pensano i capi, appaia come l'indizio di intenzione di lotta che nei capi non esiste; ed è inevitabile che il dissidio debba finire per portare a crisi ben piú profonde delle attuali. Una soluzione chiarificatrice si avrà solo quando nel seno stesso del partito vi sarà un gruppo che avrà il coraggio di riconoscere che il programma «riformista» degli anni passati non ha piú nessun valore oggi, e che se è vero che le masse hanno oggi bisogno di legalità e di libertà per riprendere e sviluppare le loro conquiste economiche, è pur vero che libertà e legalità oggi si acquistano solo abbattendo la dittatura del fascismo. Anche per i popolari, o almeno per quelli che operano nell'interesse delle masse che li sostengono, il programma «riformista» deve risolversi in un programma di lotta, e di lotta non per conquiste e rivendicazioni personali.
Gioda o del romanticismo44
Ho letto il piú recente brano di prosa di Mario Gioda, la lettera aperta che Mario Gioda, unico animatore e duce del fascismo torinese, dopo la dipartita di Cesare Maria De Vecchi, ha inviato al comm. Fragola, direttore del grande quotidiano Piemonte. Ho letto e ho gustato. Ho letto, assaporandole voluttuosamente, parole e frasi che non leggevo piú da anni e anni (quanto tempo è passato!
| |
Mario Gioda Mario Gioda Cesare Maria De Vecchi Piemonte
|