Un governo di sinistra era diventato impossibile in Italia fin da quel tempo. Ogni strategia riformista che avesse avuto lo scopo di organizzare un governo di sinistra, senza che simultaneamente non si fosse verificato un potenziamento organizzativo, militare e politico, della classe operaia, avrebbe accelerato il colpo di stato fascista o, in mancanza di un accordo tra il fascismo, gli industriali e la Corona avrebbe determinato un colpo di Stato militarista, con un Cadorna, un Caviglia, un Giardino alla testa. Un governo di sinistra avrebbe dovuto, per acquistarsi il favore popolare, liquidare il fascismo coi tribunali comuni: era risaputo, d'altronde, che le questure, le prefetture, le procure raccoglievano e archiviavano tutto il materiale necessario per questa futura azione penale, appena il fascismo, secondo la concezione poliziesca dell'on. Giolitti, si fosse esaurito in se stesso come il movimento rivoluzionario dopo l'occupazione delle fabbriche. È la cosa piú naturale di questo mondo, e la piú facilmente prevedibile, che un movimento come quello fascista, che non ha nessuna radice nell'economia, che è il risultato organizzato di una decomposizione sociale, si afferma solo con la violenza individuale e col terrorismo sistematico; che doveva perciò a tutti i costi prendere il potere e che, una volta issato, deve cercare di mantenersi in sella fino a quando il sangue non gli arrivi alla gola e lo soffochi. Nel 1920 bisognava liberarsi dai riformisti e lasciarli manovrare per proprio conto; bisognava che la maggioranza del partito socialista fosse rimasta unita intorno alla bandiera dell'Internazionale comunista, avesse riorganizzato il proletariato e la classe contadina, che anche dopo la fallita occupazione delle fabbriche e delle terre erano ancora molto forti oggettivamente, avesse lottato contro il fascismo, fosse passato alla controffensiva e avesse preso il potere.
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