Le elezioni hanno pressoché annientato le prospettive del blocco borghese-socialista (Turati) e rafforzato le posizioni del partito comunista, al quale si apre la possibilità di un'intensa campagna per un governo operaio e contadino.
La resistenza e la combattività della classe operaia si sono rivelate superiori alle previsioni. I tre partiti proletari hanno raccolto insieme 1.120.000 suffragi (riformisti 470.000; massimalisti 340.000; comunisti 310.000). A Milano i voti operai sono stati piú numerosi di quelli del Partito socialista unificato alle elezioni del 1919, cioè all'epoca del piú alto sviluppo rivoluzionario. Dai 56.000 voti del 1919 si è passati ai 66.000 voti nel 1924. In tutte le città grandi e piccole (eccettuata Milano) la lista fascista si è trovata persino in minoranza in confronto a tutte le opposizioni riunite, fra le quali i partiti operai occupano il primo posto. Il proletariato ha brillantemente ripreso la sua funzione storica di avversario principale della reazione: da queste elezioni risulta che nessuna opposizione efficace è possibile contro il fascismo al di fuori dell'opposizione rivoluzionaria. Ciò è confermato dal brillante successo del partito comunista, che aveva 13 mandati nel precedente Parlamento e che ne avrà 18 nella nuova legislatura, mentre i riformisti cadono da 83 a 25 e i massimalisti da 46 a 22. Nella maggior parte delle città industriali il partito comunista ha ottenuto piú voti dei massimalisti; nel Sud i comunisti hanno avuto piú voti dei massimalisti e riformisti messi insieme.
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