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      Nelle campagne il processo della crisi è piú strettamente legato con la politica fiscale dello Stato fascista. Dal 1920 ad oggi il bilancio medio di una famiglia di mezzadri o di piccoli proprietari è stato gravato di un passivo di circa 7.000 lire per aumenti di imposte, peggioramento delle condizioni contrattuali, ecc. In modo tipico si manifesta la crisi della piccola azienda nell'Italia settentrionale e centrale. Nel Mezzogiorno intervengono nuovi fattori, di cui il principale è l'assenza dell'emigrazione e il conseguente aumento della pressione demografica; a ciò si accompagna una diminuzione della superficie coltivata e quindi del raccolto. Il raccolto del grano è stato l'anno scorso di 68 milioni di quintali in tutta Italia, cioè è stato su scala nazionale superiore alla media, ma è stato inferiore alla media nel Mezzogiorno. Quest'anno il raccolto è stato inferiore alla media in tutta Italia; è completamente fallito nel Mezzogiorno. Le conseguenze di una tale situazione non si sono ancora manifestate in modo violento, perché esistono nel Mezzogiorno condizioni di economia arretrata, le quali impediscono alla crisi di rivelarsi in modo profondo, come avviene nei paesi di avanzato capitalismo: tuttavia già si sono verificati in Sardegna episodi gravi del malcontento popolare determinato dal disagio economico.
      La crisi generale del sistema capitalistico non è stata dunque arrestata dal regime fascista. In regime fascista le possibilità di esistenza del popolo italiano sono diminuite.


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Sul fascismo
di Antonio Gramsci
pagine 418

   





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