Vi sono infatti elementi i quali influiscono sulla situazione in modo recisamente contrario ad ogni piano di conservazione del regime borghese e dell'ordine capitalistico. Vi è la crisi economica, vi è il disagio delle grandi masse, vi è la esasperazione provocata dalla compressione fascista e poliziesca. Vi è una situazione tale per cui, mentre i centri politici della borghesia non riescono a concludere le loro manovre di salvataggio, si rende sempre piú possibile l'intervento in campo delle forze della classe lavoratrice, e il dilemma fascismo-democrazia tende a convertirsi, nell'altro: fascismo-insurrezione proletaria.
La cosa può essere tradotta anche in termini molto concreti. Nel giugno, immediatamente dopo il delitto Matteotti, il colpo subito dal regime fu cosí forte che un intervento immediato di una forza rivoluzionaria ne avrebbe posto in pericolo le sorti. L'intervento non fu possibile perché nella maggioranza le masse erano o incapaci di muoversi oppure orientate verso le soluzioni intermedie, sotto la influenza dei democratici e dei socialdemocratici. Sei mesi di incertezza e di crisi senza vie di uscita hanno accelerato inesorabilmente il processo di distacco delle masse dai gruppi borghesi e di adesione al partito e alle tesi rivoluzionarie. La liquidazione completa della posizione delle opposizioni, la quale appare ogni giorno piú certa, darà a questo processo una spinta definitiva. Allora, anche di fronte alle masse, il problema della caduta del fascismo si presenterà nei suoi termini veri.
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Matteotti
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