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      In Italia la situazione è rivoluzionaria quando il proletariato del Nord è forte; se il proletariato del Nord è debole i contadini si accodano alla piccola borghesia; e reciprocamente i contadini dell'Italia meridionale rappresentano un elemento di forza e di impulso rivoluzionario per gli operai del Nord. Gli operai settentrionali e i contadini meridionali sono dunque le due forze rivoluzionarie immediate (i contadini del meridione sono l'80 per cento controllati dai preti) alle quali dobbiamo rivolgere tutta la nostra attenzione.
      Noi dobbiamo organizzare gli operai del Nord: specialmente con la scomparsa della Confederazione generale del lavoro questo compito si impone in tutta la sua interezza. Su ciò ritorneremo trattando della questione sindacale.
      Nell'Italia meridionale il fascismo ha in parte eliminato uno strato di antichi dirigenti che controllavano gran parte delle masse contadine e rappresentarono la forza maggiore dell'antifascismo. La formazione di un partito d'azione meridionale non è cosa possibile. Si manifesta, invece, una tendenza che potremmo chiamare un «migliolismo» meridionale e che deve essere da noi utilizzata in tutta la sua portata. Se noi riusciremo a dare un'organizzazione ai contadini meridionali, avremo vinto la rivoluzione; al momento dell'azione decisiva uno spostamento delle forze armate borghesi dal Nord al Sud per opporsi all'insurrezione dei contadini meridionali alleati coi proletari settentrionali, assicura maggiore possibilità, di azione per gli operai.


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Sul fascismo
di Antonio Gramsci
pagine 418

   





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