I fascisti nel '23 si erano posti nel campo sindacale un programma massimo: il monopolio sindacale che avrebbe dovuto avere il suo completamento nelle rappresentanze fasciste di fabbrica. Fino ad oggi gli organismi di fabbrica erano rimasti nelle mani degli operai. D'ora innanzi gli industriali faranno i contratti con le corporazioni fasciste; ma essi saranno costretti poi a fare i necessari adattamenti con la massa di fabbrica. Gli industriali non vogliono una grande organizzazione sindacale esterna, ma vogliono una certa organizzazione degli operai perché ciò serve al buon funzionamento della fabbrica, e su questo terreno reale hanno posto infatti la questione del patto coi fascisti. Da ciò deriva che la sola organizzazione effettiva operaia rimane nella fabbrica, e che la nostra azione nelle fabbriche acquista un'importanza decisiva.
I riformisti nelle fabbriche non faranno nulla: la consultazione delle masse di mano in mano che si avvicina alla fabbrica si sposta verso sinistra, e ciò facilita e rende piú proficuo il nostro lavoro.
Poiché i fascisti con la legge elettorale e con la introduzione dei podestà hanno abolito ogni possibilità di manifestazione di vita politica per la classe operaia, questa deve creare dei mezzi propri di espressione. Il partito comunista ha quindi il compito di stimolare la creazione di organismi che costituiscono tali mezzi: la situazione stessa congiura a rendere necessaria e possibile la creazione di comitati operai che dalle forme piú embrionali giungano ad assumere le forme piú complete, che partendo dalla fabbrica si estendano nelle masse, diventino organismi rappresentativi della massa.
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