È Giolitti che ha creato cosí la struttura contemporanea dello Stato italiano; e tutti i suoi successori non hanno fatto altro che continuare l'opera sua, accentuando questo o quell'elemento subordinato.
Che Giolitti abbia screditato il parlamentarismo è vero, ma non proprio nel senso che sostengono molti critici; Giolitti fu antiparlamentarista, e sistematicamente cercò di evitare che il governo diventasse di fatto e di diritto un'espressione dell'assemblea nazionale (che in Italia poi era imbelle per l'esistenza del Senato cosí come è organizzato); cosí si spiega che Giolitti fosse l'uomo delle «crisi extraparlamentari». Che il contrasto tra il Parlamento come si pretendeva fosse e come era realmente, cioè poco meno di nulla, abbia screditato il parlamentarismo, era inevitabile avvenisse: ma è la lotta contro il parlamentarismo da parte di Giolitti, e non l'essere egli parlamentarista, che ha screditato il parlamentarismo. (Un gesto «parlamentarista» di Giolitti fu quello fatto col discorso di Cuneo sull'articolo 5 dello Statuto, ma si trattò di una manovra per sgominare gli avversari politici: infatti Giolitti non ne fece nulla quando andò al potere).
Si può osservare, e bisognerà documentare cronologicamente, come Giolitti e Croce, uno nell'ordine della politica attuale, l'altro nell'ordine della politica culturale e intellettuale, abbiano commesso gli stessi e precisi errori. L'uno e l'altro non compresero dove andava la corrente storica, e praticamente aiutarono ciò che poi avrebbero voluto evitare e cercarono di combattere.
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