Il concordato riconosce nuovamente questo monopolio, sia pure attenuato e controllato, poiché assicura alla casta posizioni e condizioni preliminari che con le sole sue forze, con l'intrinseca adesione della sua concezione del mondo alla realtà effettuale, non potrebbe mantenere e avere.
S'intende quindi la lotta sorda e sordida degli intellettuali laici e laicisti contro gli intellettuali di casta, per salvare la loro autonomia e la loro funzione. Ma è innegabile la loro intrinseca capitolazione e il loro distacco dallo Stato. Il carattere etico di uno Stato concreto, di un determinato Stato, è definito dalla sua legislazione in atto e non dalle polemiche dei franchi tiratori della cultura. Se questi affermano: «Lo Stato siamo noi», essi affermano solo che il cosí detto Stato unitario è solo appunto «cosí detto», perché di fatto nel suo seno esiste una scissione molto grave, tanto piú grave in quanto è affermata implicitamente dagli stessi legislatori e governanti i quali infatti dicono che lo Stato è nello stesso tempo due cose: quello delle leggi scritte e applicate e quello delle coscienze che intimamente non riconoscono quelle leggi come efficienti e cercano sordidamente di svuotarle (o almeno limitarle nell'applicazione) di contenuto etico. Si tratta di un machiavellismo da piccoli politicanti; i filosofi dell'idealismo attuale, specialmente della sezione pappagalli ammaestrati dei Nuovi studi, si possono dire le piú illustri vittime del machiavellismo. È utile da studiare la divisione del lavoro che si cerca di stabilire tra la casta e gli intellettuali laici: alla prima viene lasciata la formazione intellettuale e morale dei giovanissimi (scuole elementari e medie), agli altri lo sviluppo ulteriore del giovane nell'università. Ma la scuola universitaria non è sottoposta allo stesso regime di monopolio cui invece sottosta la scuola elementare e media.
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