Esiste l'università del Sacro Cuore e potranno essere organizzate altre università cattoliche equiparate in tutto alle università statali. Le conseguenze sono ovvie: la scuola elementare e media è la scuola popolare e della piccola borghesia, strati sociali che sono monopolizzati educativamente dalla casta, poiché la maggioranza dei loro elementi non giungono all'università, cioè non conosceranno l'educazione moderna nella sua fase superiore critico-storica, ma solo conosceranno l'educazione dogmatica.
L'università è la scuola della classe (e del personale) dirigente in proprio, è il meccanismo attraverso il quale avviene la selezione degli individui delle altre classi da incorporare nel personale governativo, amministrativo, dirigente. Ma con l'esistenza a parità di condizioni di università cattoliche anche la formazione di questo personale non sarà piú unitaria e omogenea. Non solo: ma la casta, nelle università proprie, realizzerà una concentrazione di cultura laico-religiosa, quale da molti decenni non si vedeva piú e si troverà di fatto in condizioni molto migliori della concentrazione laico-statale. Non è infatti neanche lontanamente paragonabile l'efficienza della Chiesa, che sta tutta come un blocco a sostegno della propria università, con l'efficienza organizzativa della cultura laica. Se lo Stato (anche nel senso piú vasto di società civile) non si esprime in una organizzazione culturale secondo un piano centralizzato e non può neanche farlo, perché la sua legislazione in materia religiosa è quella che è, e la sua equivocità non può non essere favorevole alla Chiesa, data la massiccia struttura di questa e il peso relativo e assoluto che da tale struttura omogenea si esprime, e se i titoli dei due tipi di università sono equiparati, è evidente che si formerà la tendenza a che le università cattoliche siano esse il meccanismo selettivo degli elementi piú intelligenti e capaci delle classi inferiori da immettere nel personale dirigente.
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