Dopo Herriot parlò il Malaparte in contraddittorio: «" Siccome anche voi, sotto certi aspetti [sic] siete un rivoluzionario — dissi tra l'altro a Herriot — [scrive Malaparte nel suo articolo] penso che siate in grado di capire che il problema della pace dovrebbe essere considerato non solo dal punto di vista del pacifismo accademico, ma anche da un punto di vista rivoluzionario. Soltanto lo spirito patriottico e lo spirito rivoluzionario (se è vero, come è vero, ad esempio, nel fascismo, che l'uno non esclude l'altro) possono suggerire i mezzi di assicurare la pace europea. " " Io non sono un rivoluzionario — mi rispose Herriot — sono semplicemente un cartesiano. Ma voi, caro Malaparte, non siete che un patriota "».
Cosí, per Malaparte, anche Herriot è un rivoluzionario, almeno per certi aspetti, e allora diventa ancor piú difficile comprendere cosa significa «rivoluzionario» e per Malaparte e in generale. Se nel linguaggio comune di certi gruppi politici «rivoluzionario» stava assumendo sempre piú il significato di «attivista», di interventista, di volontarista, di «dinamico», è difficile dire come Herriot possa esserne qualificato e perciò Herriot con spirito ha risposto di essere un «cartesiano». Per Malaparte pare possa intendersi che «rivoluzionario» è diventato un complimento, come una volta «gentiluomo» o «grande galantuomo» o «vero gentiluomo», ecc. Anche questo è brescianesimo: dopo il '48 i gesuiti chiamavano se stessi «veri liberali» e i liberali, libertini e demagoghi.
| |
Herriot Malaparte Herriot Malaparte Herriot Malaparte Malaparte Herriot Malaparte Herriot Herriot Malaparte
|