La grande industria cerca di standardizzare il gusto di un continente o del mondo intiero per una stagione o per qualche anno; l'artigianato subisce una standardizzazione già esistente e mummificata di una valle o di un angolo del mondo. Un artigianato a «creazione individuale» arbitraria incessante è cosí ristretto che comprende solo gli artisti nel senso stretto della parola (e ancora: solo i «grandi» artisti che diventano «prototipi» dei loro scolari).
Autarchia finanziaria dell'industria73
Un articolo notevole di Carlo Pagni, A proposito di un tentativo di teoria pura del corporativismo (nella Riforma sociale del settembre-ottobre 1929) esamina il volume di Massimo Fovel, Economia e corporativismo (Ferrara, Sate, 1929) e accenna a un altro scritto dello stesso Fovel, Rendita e salario nello Stato sindacale (Roma, 1928); ma non si accorge o non mette espressamente in rilievo che il Fovel nei suoi scritti concepisce il «corporativismo» come la premessa per l'introduzione in Italia dei sistemi americani piú avanzati nel modo di produrre e di lavorare.
Sarebbe interessante sapere se il Fovel scrive «estraendo dal suo cervello» oppure se egli ha dietro di sé (praticamente e non solo «in generale») determinate forze economiche che lo sorreggono e lo spingono. Il Fovel non è mai stato uno «scienziato» puro, che esprima certe tendenze cosí come gli intellettuali, anche «puri», esprimono sempre. Egli, per molti aspetti, rientra nella galleria del tipo Ciccotti, Naldi, Bazzi, Preziosi, ecc., ma è piú complesso, per l'innegabile suo valore intellettuale.
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