Perciò anche in Italia c'è un «settarismo» particolare, non di tipo giacobino alla francese o alla russa (cioè fanatica intransigenza per princípi generali e quindi il partito politico che diventa il centro di tutti gli interessi della vita individuale); il settarismo negli elementi popolari corrisponde allo spirito di consorteria nelle classi dominanti, non si basa su princípi, ma su passioni anche basse e ignobili e finisce con l'avvicinarsi al«punto d'onore» della malavita e all'omertà della mafia e della camorra.
Questo apoliticismo, unito alle forme rappresentative (specialmente dei corpi elettivi locali), spiega la deteriorità dei partiti politici, che nacquero tutti sul terreno elettorale (al congresso di Genova la quistione fondamentale fu quella elettorale); cioè i partiti non furono una frazione organica delle classi popolari (un'avanguardia, un'élite), ma un insieme di galoppini e maneggioni elettorali, un'accolta di piccoli intellettuali di provincia, che rappresentavano una selezione alla rovescia. Data la miseria generale del paese e la disoccupazione cronica di questi strati le possibilità economiche che i partiti offrivano erano tutt'altro che disprezzabili. Si è saputo che in qualche posto, circa un decimo degli iscritti ai partiti di sinistra racimolavano una parte dei mezzi per vivere dalle questure, che davano pochi soldi agli informatori data l'abbondanza di essi o li pagavano con permessi per attività marginali da mezzi vagabondi o con l'impunità per guadagni equivoci.
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Italia Genova
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