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      Per i rapporti tra il basso romanticismo e alcuni aspetti della vita moderna (atmosfera da Conte di Montecristo) è da leggere un articolo di Louis Gillet nella Revue des deux mondes del 15 dicembre 1932. Questo tipo di «superuomo» ha la sua espressione nel teatro (specialmente francese, che continua per tanti rispetti la letteratura d'appendice quarantottesca): è da vedere il repertorio «classico» di Ruggero Ruggeri come Il marchese di Priola, L'artiglio, ecc., e molti lavori di Henri Bernstein.
      Le idee di Agnelli88
     
      Alcune osservazioni preliminari sul modo di porre il problema tanto da parte di Agnelli89 che di Einaudi: 1) Intanto il progresso tecnico non avviene «evolutivamente», un tanto per volta, per cui si possono fare delle previsioni oltre certi limiti: il progresso avviene per spinte determinate, in certi campi. Se fosse cosí come ragiona specialmente Einaudi, si giungerebbe all'ipotesi del paese di Cuccagna, in cui le merci si ottengono senza lavoro alcuno. 2) La quistione poi piú importante è quella della produzione di alimenti: non si pensa che «finora» data la molteplicità di livelli di lavoro tecnicamente piú o meno progrediti, il salario è stato «elastico» solo perché è stata permessa, entro certi limiti, una ridistribuzione degli alimenti e specialmente di alcuni di essi, di quelli che danno il tono alla vita (con gli alimenti occorre porre l'abbigliamento e l'abitazione). Ora nella produzione degli alimenti i limiti alla produttività del lavoro sono piú segnati che nella produzione dei beni manufatti (e si intende «quantità globale» degli alimenti, non loro modificazioni merceologiche, che non ne aumentano la quantità). Le possibilità di «ozio» (nel senso dell'Einaudi) oltre certi limiti, sono date dalla possibilità della moltiplicazione degli alimenti come quantità e non dalla produttività del lavoro, e la «superficie della terra» con il regime delle stagioni ecc., pongono limiti ferrei, quantunque sia da ammettere che prima di raggiungere tali limiti ci sia ancora molto viaggio.


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Sul fascismo
di Antonio Gramsci
pagine 418

   





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