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      D'altro lato, la mancanza di una vera e propria rivoluzione democratica borghese in Italia, che lascia insoluti tutta una serie di problemi che avrebbero, se risolti, facilitato la maggiore coesione tra la borghesia italiana, acutizza ed accelera per converso la lotta di classe, lo sviluppo della classe lavoratrice.
      Pertanto, se con la partecipazione dell'Italia alla guerra mondiale la borghesia italiana sembra realizzare quella unità che prima di allora non aveva conosciuto, il dopo guerra riaprirà tutte le contraddizioni che la guerra aveva in parte attutite e riporrà piú esasperati tutti i vecchi problemi della società italiana.
      Il dopo guerra è caratterizzato in Italia da un particolare momento storico che può essere definito il parallelismo delle forze.
      Da un lato le forze borghesi che lottano senza una unità d'azione politica per gravare gli oneri di guerra sulla classe lavoratrice, dall'altro quest'ultima, che, sotto la guida del partito socialista, lotta per la conquista del potere senza avere realizzato una unità di classe.
      Ma mentre il proletariato italiano diluisce, per la posizione storicamente errata del PS, la propria efficienza rivoluzionaria in una tattica che non lo porta alla conquista del potere, la borghesia riesce ad operare il proprio raggruppamento delle forze per la lotta contro la classe lavoratrice.
      Il movimento fascista della prima ora, che debutta a mezzo delle squadracce al soldo degli agrari in alcune zone agricole e piú particolarmente nella Valle padana, è la manifestazione della lotta della borghesia contro i lavoratori in generale, e in particolare della borghesia rurale contro la associazione dei braccianti agricoli.


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Sul fascismo
di Antonio Gramsci
pagine 418

   





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