Hanno, sí o no, i comunisti partecipato all'azione nello svolgimento della vertenza metallurgica? Quale efficacia e quale influenza ha avuto l'intervento dei comunisti? L'Avanti! scrive: «tutta l'azione dei comunisti è consistita... in un appello al fronte unico sotto gli ordini (sic) del sindacalismo fascista».
Tutta l'azione è consistita solo in ciò? E gli operai comunisti che sono in legame con i centri del partito, attraverso la nostra organizzazione, non hanno fatto proprio nulla? Non hanno discusso fra di loro, non sono entrati in nessun rapporto con il restante della massa operaia, non hanno in tutti quei modi che la situazione consente alle grandi masse agglomerate nelle grandi officine torinesi, influito per determinare correnti di opinioni e un movimento reale? Andiamo, via!, l'Avanti! sostenendo ciò dimostrerebbe di essere molto lontano dalla realtà operaia, che pur dice di conoscere cosí bene e cosí da vicino. A Torino i comunisti avevano nettamente conquistato la maggioranza dei lavoratori d'officina; il movimento dei Consigli aveva creato uno strato di circa 10.000 operai che erano stati, almeno per sei mesi, commissari di reparto, che avevano acquistato un notevole grado di capacità organizzativa e di propaganda, come dimostrarono brillantemente durante l'occupazione di settembre, quando la produzione, nonostante l'allontanamento dal lavoro del contingente addetto alla difesa militare, fu aumentata di circa un quarto per rispetto alla gestione capitalistica. A Torino su 32 circoli operai rionali con 12.000 organizzati politicamente, che il partito socialista aveva nel 1920, i massimalisti, dopo la scissione di Livorno, non conservarono neppure un circolo (neppure uno, si badi). La diffusione dell'Avanti! a Torino dal 1920 al 1921 cadde da 30 mila copie a 1.300. E questa massa, dopo l'appello, «l'unico appello» del nostro partito, non avrebbe influito per nulla sulla situazione creata dalla demagogia fascista?
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