Il lago Regillo invece è veramente l'antico "Lacus Regillus" e l'ombra di Tarquinio viene a confermarcelo e a dissipare i nostri dubbi. Oggi non ha più acqua ed il cratere vulcanico è rimasto secco: è piccolissimo, tanto che viene chiamato il Laghetto. Dopo si trova la prima stazione, Osteria della Colonna, che è una taverna isolata al sedicesimo miglio, costruita ai piedi di una collina che si stacca dai monti Albani, in cima alla quale sta il villaggio di Colonna, nel medio evo culla della famiglia di questo nome. Passata Osteria, la prima stazione che s'incontra è "ad Statuas", oggi S. Cesareo; essa pure è una trattoria, perduta in mezzo alle vigne, in un terreno accidentato, mal rinomato un tempo per le frequenti grassazioni commesse dai briganti. In questo luogo i banditi eran soliti attendere il passaggio delle diligenze, ad una curva della strada, pronti a saltar fuora,[6] come dicevano, al momento opportuno. Da S. Cesario si scopre, fra bellissimi vigneti, il piccolo villaggio di Zagarolo, antico feudo dei Colonna, ai quali apparteneva tutto il territorio dei dintorni. Questo borgo dovrebbe essere, o almeno lo si crede, l'antico Pedum, che Orazio nomina nella sua quarta epistola, diretta all'amico Albio Tibullo:
Albi, nostrorum sermonum candide judex.
Quid nunc te dicam facere in regione Pedana?
Di qui, continuando a salire per qualche miglio, si giunge a Palestrina, località assai importante, che fu l'antica e gloriosa Preneste dei Romani, dove oggi si può riconoscere ancora per un certo tratto il selciato poligonale dell'antica strada.
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