Solo dopo la vendemmia provano un po' di sollievo, sino a tanto cioè che dura il danaro ricavato dalla vendita della loro parte di vino.
Il vino eccita i nervi, ma non basta a nutrire i muscoli. Quello che beve il contadino è il vino peggiore, è un vinello; gli occorre dunque del pane, ed essendo il frumento troppo caro, coltiva piuttosto il granturco e si ciba di polenta. Come nella Lombardia e nelle Marche, la campagna del Lazio è coperta dalle belle piante di granturco; pare quasi che la natura abbia considerato le splendide pannocchie dorate come uno dei suoi doni preziosi e le abbia perciò ravvolte con nove involucri. Tutta la povera gente qui si nutre di polenta, sotto forma di pane, o sotto forma di focaccia, detta "pizza". Quando per la strada talvolta ho domandato a[33] qualcuno: "Che cosa hai mangiato stamane?" mi son sentito rispondere: "la pizza". E se ho domandato ancora: "Cosa mangerai questa sera?" invariabilmente la risposta è stata: "la pizza". Ne ho mangiata parecchie volte io pure insieme coi contadini. E' così preparata: la farina vien ridotta a poltiglia; quindi viene stesa sopra una pietra liscia e fatta cuocere sopra carboni ardenti. Vien mangiata calda; tutta la famiglia si asside intorno al fuoco e prende parte al meschino banchetto. La sera mangiano dell'insalata di campo condita con un po' d'olio od una zuppa di cicoria, di cavoli od altri legumi cotti nell'acqua. Spesso l'olio manca, come è avvenuto quest'anno, in cui gli olivi, dopo aver dato l'anno scorso un abbondante raccolto, sono affatto spogli di frutti, ad imagine di ogni umana vicissitudine, in cui il bene si avvicenda senza tregua col male.
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