Il luogo era il pių adatto per aspettare i pellegrini; qui entrano nel territorio del santuario, fanno breve sosta, e vi entrano ginocchioni cantando fervorosamente dei cori; poi traversano il ponte cantando e trascinandosi sulle ginocchia, in doppia fila, gli uomini da una parte e le donne dall'altra. Dirigeva i cori una vecchia, la quale alzandosi dopo aver traversato l'intero ponte in ginocchio, gridō con voce sonora un "Evviva Maria!" cui rispose unanime il coro. Quindi la processione si mise in moto di nuovo, e quantunque quel continuo canto dovesse stancare, v'era sempre un uomo od una donna che riprendeva la litania. Quel canto monotono ed uniforme, che č la pių semplice espressione del sentimento religioso di questa gente e che si avvicenda come il movimento regolare delle onde, esercita una profonda suggestione su quella folla. Sembra quasi che la processione prosegua il suo cammino, cullata da quest'armonia melanconica, pių leggera e pių regolata e che il canto regoli i movimenti del corpo e le impressioni dell'animo, tenendo gli uni e gli altri costantemente diretti verso la meta del pellegrinaggio. Ho notato che le pause erano sempre brevissime e che[46] allorquando negli intervalli i pellegrini cominciavano a tacere o a favellare fra loro, la conduttrice del coro riprendeva subito il canto.
Lo spettacolo di un pellegrinaggio produce sempre, anche su chi non appartiene alla religione di coloro che lo compiono, una grande impressione, soprattutto quando l'illusione non č turbata da piccoli inconvenienti inevitabili in una riunione di tanta gente.
| |
Maria
|