Bonifacio non aveva dimenticato che i due cardinali della casa Colonna, Jacopo e Pietro, avevano osteggiato la sua elezione, e giurò di umiliare questa potente famiglia.[83] Nel 1297 la ruppe con essa per motivi o pretesti che non importa qui riferire. Ne seguì una crociata del papa contro i Colonna; essi fuggirono dinanzi al suo sdegno; i due cardinali, privati della porpora, si ritirarono a Rieti e Sciarra Colonna, allora capo della famiglia, si recò in Francia, dove Filippo il Bello lo accolse con piacere, poichè egli era in guerra con Bonifacio VIII, che lo aveva scomunicato e dichiarato decaduto dal trono. Egli decise con Sciarra di sorprendere Bonifacio in Anagni, dove si trovava nell'estate del 1303, e di farlo prigioniero; a questo scopo Sciarra si unì a Guglielmo di Nogaret, che godeva la fiducia del sovrano. Furono radunati segretamente trecento cavalieri e maggior numero di fanti, e dopo che Nogaret si fu accampato a Ferentino, con alcune truppe pronte ad ogni evento, Sciarra, nella notte del 7 settembre, uscì dal vicino borgo di Sgurgola. I ghibellini di Anagni, che erano del complotto, gli aprirono le porte; egli assalì il palazzo Gaetani e penetrò nelle stanze del papa. Bonifacio oppose alle violenze sofferte un'eroica dignità. Rimase per tre giorni prigioniero di Sciarra e di Nogaret che lo minacciarono di morte, intimandogli di scendere dal trono papale come egli aveva costretto a scenderne l'infelice Celestino. Intanto il cardinale Luca Fiesco incitava gli[84] abitanti di Anagni a liberare il papa, loro concittadino, dalle mani di quella turba furibonda.
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