Sebbene mi occupi particolarmente dei monumenti del medio evo, e la mia attenzione sia specialmente rivolta alle iscrizioni che appartengono a quell'epoca, non trascurai però di farmi condurre a visitare[99] le antichità romane, sparse qua e là per il paese. Però esse non sono molto importanti. Sotto questo riguardo l'orgoglio di Ferentino è il così detto "Testamento", ed io dovetti arrampicarmi faticosamente sulle rupi, tra le siepi spinose di una vigna, per arrivare a questa meraviglia, e vidi finalmente dinanzi a me una grande lapide scolpita nella pietra viva. Una lunga iscrizione in caratteri elegantissimi informa che Aulo Quintilio, quatorviro ed edile, era stato benefattore della sua patria, avendo a questa lasciato per testamento tutto il patrimonio, e che la città riconoscente gli aveva decretata l'erezione di una statua da collocarsi nel foro.
Quando, stanco di questa gita, feci ritorno alla mia locanda, presso la porta di Frosinone trovai una grande confusione. Erano proprio in quel giorno terminati gli esami nel ginnasio e parecchie agiate famiglie delle città dei dintorni erano venute a ritirare i loro figli, per condurli a passare a casa loro le vacanze autunnali. Padri, madri, ragazzi, avevano invasa tutta la locanda, e l'impetuosa gioia dei vecchi e dei giovani era senza limiti: gli uni partivano, gli altri pranzavano, altri ancora si preparavano a passarvi la notte, di modo che con grande fatica riuscii a conservarmi la camera che avevo già fissato. Riposare[100] fu impossibile, perchè tutta la notte le donne, i ragazzi, i servi stettero in continuo movimento.
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Ferentino Aulo Quintilio Frosinone
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