Sulla porta d'ingresso vi è una pittura che ricorda la fondazione della Certosa e vi è rappresentato Innocenzo III che ne mette in possesso i[129] certosini. Ai due lati della chiesa è dipinto il martirio dei Maccabei a cui fa riscontro la persecuzione che i Certosini ebbero a soffrire in Inghilterra sotto Enrico VIII. Nel coro, meravigliosamente adorno, si vede Mosè che fa scaturire una sorgente dalle rupi e, di fronte, Brunone che ripete lo stesso refrigerante miracolo. Il refettorio, in cui si vede una pittura adattata al luogo, rappresentante il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, è una sala molto spaziosa. Qui i fratelli nei giorni di festa si riuniscono ad una mensa comune, perchè negli altri giorni la regola prescrive ad ognuno il pasto solitario nella cella. Mi fecero vedere anche la cucina brillante di pulizia ed il forno dove si prepara in grande abbondanza un pane gustoso di due qualità una fina e l'altra più ordinaria. Un bacino d'acqua da cui sbocca un canale, mette in moto il mulino posto in un cortile. La cosa più degna di nota però, quella che mi fu mostrata col più giusto orgoglio, è la farmacia e vi entrai con maggior devozione di quella che mi avrebbe ispirato una chiesa. L'associare le cure del corpo a quelle dell'anima è un'antichissima missione di questi ordini religiosi posti in contrade isolate. I frati che si dedicano alla medicina vi spiegano un'attività largamente efficace e veramente degna di lode. La natura[130] dei monti li invita ad un continuo studio delle erbe medicinali, che vi crescono in abbondanza, e infatti, quale più gradita occupazione vi può essere che l'erborizzare in quelle montagne, fra quelle roccie e quei ruscelli, raccogliendo piante balsamiche di miracolosa efficacia e prepararne poi delle medicine?
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