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      Questa notizia mi fece molto dispiacere, perchè la strada attraverso ai monti fino a Veroli è lunga e noi uomini civilizzati ci sentiamo raramente disposti ad un assoluto digiuno alla mattina. Francesco mi consolò con un pezzo di pane, che aveva portato con sè, e le più saporite more mi furono offerte, con ospitale gentilezza, da un cespuglio nelle vicinanze del monastero.
      In quella natura alpestre la mattinata era di una bellezza meravigliosa, il panorama cambiava continuamente d'aspetto fra quelle montagne variate. Per un'ora costeggiammo abissi scavati dal Cosa, poi il sentiero scende giù nelle vaste ed amene praterie alpestri. Tutto questo è proprietà dei Certosini. I cavalli del convento pascolavano a frotte in quei prati e di tempo in tempo si vedevano mandre intere di capre; i pastori erano attorno al fuoco, occupati a convertire in formaggio il latte inacidito. Piccole masserie, di cui molte appartengono al convento, rompono di quando in quando la solitudine; ne trovai alcune in[136] posizioni così deliziose, nelle verdi vallate vicino a fresche sorgenti alpestri, che stimai felici le creature che vi trascorrono i loro giorni nella pace. Parevano tutti ben nutriti e nessuno domandò l'elemosina al passante.
      Dopo parecchie ore di strada, lasciando dietro di me le montagne, giunsi alla fertile campagna di Veroli e questo grosso paese, collocato su di un'altura elevata si presentò pittorescamente al mio sguardo. Esso domina un sublime panorama e di là la vista, abbracciando tutto il Lazio, si spinge fino al regno di Napoli, e dovunque sulle pendici azzurrine dei monti vicini e lontani, spiccano le città e le bianche castella.


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Passeggiate per l'Italia
Volume Primo
di Ferdinand Gregorovius
Carboni Editore Roma
1906 pagine 270

   





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