Un silenzio profondo regnava in quella solitudine, interrotto solo qua e là dai colpi di qualche spaccalegna. Non[166] abbiamo incontrato che un merciaio, il quale, a fianco del suo muletto carico di mercanzia, si recava a Cori. Il merciaio ambulante doveva traversare faticosamente la cima di quei ripidi monti, per giungere alla città. Il commercio tra Segni e Cori non dev'esser dunque molto attivo.
Dopo un paio d'ore di cammino, prima attraverso i boschi, poi, a misura che si saliva più in alto, sopra le nude rocce, arrivammo al punto culminante della nostra via e, dato ancora uno sguardo al Lazio che si stendeva sotto i nostri piedi, cominciammo lentamente a discendere il versante opposto, senza riuscire ancora a vedere nè il mare, nè la Marittima, sorgendoci sempre davanti un'altura, intorno a cui bisognava girare. Fra questa e i monti di Segni si stende un'ampia e bella distesa di praterie, solcata da torrenti, detta Colle Mezzo. E' stato un vero godimento camminare, ora a cavallo, ora a piedi, per distrarci, su quel molle e verde tappeto.
Tornammo poscia a salire, attraverso una bella e fitta foresta, nella quale cavalcammo per più di due ore. Questo succedersi di montagne e di valli, queste gole profonde e cupe, cosparse di tronchi abbattuti coperti di muschio, simili ad eroi vinti, quelle praterie color verde carico, dove pascolavano delle mandre, quegli arbusti in fiore, quei[167] sentieri incassati, entro i quali i raggi del sole scherzavano, tutto ciò ci ricordava ad ogni passo le montagne del nostro paese.
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