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      Subito sotto di me, ai piedi del monte, scorsi una cerchia di mura coperte di ellera in mezzo alle quali si levavano delle curiose collinette, che sembravano fatte di fiori. Qua e là sorgevano pure antiche torri rovinate, rivestite tutte di musco, ed in mezzo a questa bizzarra cerchia di mura sbucava fuori un argenteo ruscello che attraversava poi le paludi pontine e, quasi striscia di luce, si perdeva in un lago presso il mare. Attonito domandai all'albergatore che cosa fossero quella strana cerchia e quelle collinette in fiore. "Ninfa, Ninfa", mi rispose.[170]Ninfa! Era, dunque, la Pompei del medio-evo, la città dei sogni, immersa nelle paludi pontine!
      Decidemmo di andarvi la sera, allorchè la dolce Selene sarebbe sorta dietro i ruderi ciclopici dell'antica Norba.
      All'albergo facemmo un buon pranzo e dopo un breve riposo, traversammo il paese. Norba è il nome volsco primitivo di questo villaggio, trasformatosi poi, non so quando, in Norma. Ho trovato adoperato quest'ultimo per la prima volta nelle cronache del secolo VIII, all'epoca cioè della donazione dei due possessi, appartenenti allo Stato, di Nymphas et Normias, donazione fatta dall'imperatore greco Costantino V al papa Zaccaria. E' dunque molto probabile che da quest'epoca l'antico paese volsco di Norba sia stato abbandonato e nella sua vicinanza sia sorta l'attuale Normia o Norma[8].
      Le rovine dell'antica Norba sono a poca distanza da Norma e consistono in ruderi, tuttora notevoli, della rocca e delle mura, ciclopiche che la circondavano.


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Passeggiate per l'Italia
Volume Primo
di Ferdinand Gregorovius
Carboni Editore Roma
1906 pagine 270

   





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