Vi sono, č vero, terreni paludosi e stagni in quantitą, ma nascosti da boschi, nei quali errano cinghiali, istrici, cervi, bufali e buoi quasi selvaggi. Nei mesi di maggio e di giugno la regione pare quasi un mare di fiori. Nell'estate, invece, sembra il Tartaro; la pallida febbre vi regna sovrana, facendo strage dei poveri pastori e degli operai che vi guadagnano miseramente il pane.[175]Pił ci si appressa al mare e pił i boschi si allargano, e da Norba si vedono distintamente sino al capo Circeo. Si seguono dalla foce del Tevere, da Ostia, da Ardea, da Nettuno sino a Cisterna e Terracina. In mezzo a quei boschi vi sono dei tratti liberi, dove vengono raccolti gli armenti e dove abitano i coltivatori, come, per esempio, Conca, Campo Morto, Campo Leone, Tor del Felce ed altre localitą. Lą, nell'interno, dove i boschi cessano, esistono delle vaste praterie, e pił in lą dei campi coltivati, e quindi la via Appia, restaurata da Pio VI. Lungo il suo percorso attraverso la pianura marittima abbiamo scorto Cisterna, il villaggio pił importante della regione paludosa, anticamente chiamato Tres Tabernae, e For'Appio, anticamente Forum Appium.
In nessun secolo si č riusciti a prosciugare le paludi pontine. Giulio Cesare ne concepģ l'idea, ma morģ prima di aver cominciato i lavori. Gli imperatori romani, prodighi nelle costruzioni di qualunque genere, non se ne curarono mai; ed č curioso notare che fu un re barbaro, erede e conquistatore di Roma, Teodorico il Grande, che fece ristabilire la via Appia e prosciugare una parte delle paludi pontine presso Terracina.
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