Non un rumore turba l'alta sua pace, all'infuori del grido del corvo che ha posto dimora sulla torre del castello, del mormorio delle limpide acque del Ninfeo, del sussurro dei giunchi in riva allo stagno e del canto melodioso e dolce delle erbe, agitate dalla brezza.
I fiori coprono le vie e vanno, come in processione, salgono sulle chiese in rovina, si arrampicano ridendo sulle finestre cadenti, barricano tutte le porte, invadono le case, dentro le quali dimorano gli Elfi, le Fate, le Naiadi, le Ninfe e tutto il mondo incantato della favola. Le gialle camomille, le malve, i narcisi odorosi, i cardi dalla barba grigia, che debbono esser qui vissuti un tempo come monaci, i candidi gigli, personificazione delle pie monacelle che vissero un giorno tra queste mura; le rose selvagge, l'alloro, il lentischio, le alte felci, le rampicanti clematiti, i rovi, il caprifoglio, i garofani rossi che sembrano Saraceni incantati, i fantastici capperi che spuntano dalle fessure dei muri, le fucsie, il mirto, la menta aromatica, le ginestre dorate, ed infine l'edera oscura che ha tutto[178] invaso e che ricopre le rovine in verdi cascate; tutto questo mare di fiori e di profumi rapisce i sensi, conquide l'anima e fa deliziosamente sognare.
Le mura della cittą sono ancora in piedi; esse circondano Ninfa con una larga cintura e son rivestite completamente d'edera; solo qua e lą sbuca fuori dal verde qualche merlo corroso o qualche torre a metą diroccata. Le porte sono esse pure invase da piante selvatiche, da rovi e da edera; sembra quasi che i fiori di Ninfa abbiano voluto barricarle contro l'invasione d'un nemico esterno, come un tempo lo furono contro i Saraceni o i mercenari di Federigo Barbarossa e poi contro quelli del duca di Alba e dei Colonna.
| |
Ninfeo Elfi Naiadi Ninfe Saraceni Ninfa Ninfa Saraceni Federigo Barbarossa Alba Colonna
|