Quella linea fine e dolcissima della spiaggia che si prolunga per miglia e miglia e si perde poi nei vapori, quella sabbia morbida e scintillante, quelle onde che si frangono di continuo in quel mare che muta ad ogni istante aspetto e tinta, quel superbo capo di Circe, che emerge nel mare come un'isola e splende come un magico e grandioso zaffiro, quella lontana e piccola isola di Ponza, di cui le vette sorgono dalle onde quasi corolle di fiori, quelle cento piccole vele che vanno, vengono, compaiono, spariscono; quel canto melanconico dei pescatori, quel suono di flauti e di arpe, tutto ciò fa sì che se al di fuori rintronasse il mondo intero del rombo del cannone, dello scoppio delle granate, qui non giungerebbe l'eco più lieve.
Pochi giorni prima a Roma non vedevo l'ora in cui giungessero al caffè i giornali, e mi precipitavo quasi sul Monitore di Toscana,[199] sulla Gazzetta di Genova, sulla Gazzetta universale di Augsburg, appena arrivavano; qui, invece, non si ha nessun giornale, neppure il Giornale di Roma, periodico più innocente ancora di un'egloga di Virgilio, e se si chiede a qualcuno: "Che cosa fa Omer Pascià?... Dove si trova l'ammiraglio Napier?... Continua Silistria a resistere?...", si ha una scrollata di spalle e nulla più.
Quando mi affaccio alla finestra della mia stanza, sotto la quale i pescatori napoletani, seduti sulla sabbia, racconciano le loro reti, scorgo tutto il magnifico golfo, ed il mio occhio può seguire tutta la spiaggia sino al capo Circeo: su questa spiaggia, presso Anzio, sorge la bella villa del principe Borghese, in un parco assai trascurato, ma ricco di elci e di olivi, e più in là il castello e la città di Nettuno, bruna e pittoresca, costruita sul mare e famosa in tutto il mondo per la bellezza delle donne e per la loro stupenda foggia di vestire.
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