La vivacità del loro gestire, la loro mimica, il loro dialetto, il loro costume mi hanno fatto ricordare quelle scene pescherecce di cui sono stato tante volte spettatore sulle spiagge napoletane. Sono scene descritte e dipinte sino alla sazietà, ma che, sulla riva del mare, appaiono sempre più belle.
Le loro barche, venti all'incirca, ciascuna delle quali porta almeno cinque uomini ed è governata dal padrone, stanno a tre passi dalla mia finestra.[205]I pescatori generalmente lasciano la spiaggia la sera verso l'Ave Maria e rimangono in mare tutta la notte; al mattino il pesce viene posto in recipienti coperti di paglia, ed alla sera è imballato per esser spedito nella notte con i carri a Roma. La sera si può godere una scena animatissima. Gli scrivani, seduti ad un tavolo, al lume di una lanterna, registrano la merce; i pescatori stanno all'intorno, occupati gli uni a trarre fuori dalle ceste il pesce, altri a spezzare il ghiaccio ed alcuni infine ad accomodarlo. Le varietà e le forme di questo pesce di mare sono veramente sorprendenti: si vedono dei bellissimi rombi, dei grossi palombi, delle variopinte murene, delle sogliole dalle pinne pungenti, delle triglie luccicanti, delle sardine, dei merluzzi in gran quantità. Di quando in quando vengono pescati anche dei delfini ed una sera sulla piazza ho visto persino due pesci-cani, presi la notte precedente. Saranno stati lunghi dagli otto ai dieci piedi, e la loro tinta turchino-nerastra aveva un non so che di ributtante. Il mezzo per pescarli è l'amo: quando si sente che lo hanno addentato, si issano a bordo e si uccidono a colpi di mazza.
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Ave Maria Roma
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