La festa di S. Luigi ha un altro carattere; è una festa popolare, e mi ha ricordato il mio paese natio. Sulla piazza del mercato era stato innalzato qualcosa di simile[225] ad una forca ornata di fronde; dalla trave superiore pendeva, legata ad una fune, una pentola oscillante; dei giovani a cavallo agli asini dovevano, correndo, cercare di far destramente con un bastone un foro nelle pareti della pentola; ma la colpissero o no, questa si rivoltava e bagnava il cavaliere, fra le risate generali degli spettatori. Colui che riusciva a colpire la pentola riceveva in premio due paoli da un prete che esercitava le funzioni di giudice del campo. Quando la pentola fu rotta ed il giuoco terminato, ebbe luogo la tradizionale tombola. Il premio consisteva in una pezza di stoffa in cotone, che pendeva da una finestra. Un ragazzo estraeva i numeri, che venivano spesso annunciati coi nomi proverbiali che loro si sogliono dare, ed eran motivo di nuove risa. Sempre però si rideva con quella naturalezza e quella convenienza che sono doti caratteristiche e preziose del popolo italiano, di natura civile ed educato.
Così vivono e si divertono i cinquecento abitanti di Nettuno, in certo modo separati dal resto del mondo, fra il mare, le paludi pontine e le strade poco frequentate che portano da una parte ad Anzio e dall'altra a Velletri. Nettuno però possiede campi e giardini, somministra il vino che si beve ad Anzio, ed ogni giorno invia a[226] questo porto un carro di pane bianco, perchè là si fa solo del pane grossolano.
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