Sarebbe bene che un qualche istituto artistico della Germania pubblicasse un album degli Hohenstaufen.
Il luogo dove ci eravamo fermati era circoscritto dalla parte di terra dalle paludi pontine, su cui imponenti si ergono i monti Volsci che scendono al mare; e dalla parte del mare dal capo Circeo che, simile ad un'isola, si perde nell'azzurro del cielo. Sulla spiaggia sorge, ad un dato punto, una piccola cappella abbandonata e deserta e pochi passi pił in lą emerge dalle acque il castello di Astura, un piccolo quadrato di mura merlate, con in mezzo una torre. La cappelletta e il castello sono gli unici edifici che sia dato vedere in questa vasta solitudine. Per quanto si volgesse da ogni parte lo sguardo, non si scoprivano che due ombre nere sui[233] merli del castello e due vecchi pescatori seduti contro il muro, taciturni e quasi annientati dal calore del sole fulgente che stavano intrecciando una rete di giunchi per i pesci, mentre la loro barca si dondolava sulle onde.
Correvano gli ultimi giorni del 1268 quando, perduta la battaglia di Tagliacozzo, giungevano su questo lido, fuggiaschi e pieni di terrore, il giovane Corradino, il principe Federigo d'Austria, il conte Galvano Lancia con i suoi figli, insieme coi due conti della Gherardesca, parenti dell'infelice Ugolino che i versi di Dante hanno immortalato. Venivano da Roma dove, come narra il cronista Saba Malaspina, avevan cercato rifugio dopo la sconfitta, e dove era rimasto Guido da Montefeltro, quale vicario del senatore Arrigo di Castiglia.
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