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      Questo casino sta sull'orlo estremo della piattaforma, sul mare, e costituisce il più seducente belvedere che abbia mai visto.
      Come ho detto, Poniatowski vendette il capo Circeo nel 1822; vendette anche subito dopo la villa in Roma e la collezione di antichità, e si ridusse a Firenze, dove nel 1831 morì.
      San Felice conta 1200 anime. L'agricoltura è la sua ricchezza, soprattutto le viti che coprono gli ultimi declivi del capo.
      Furono sue industrie un tempo i vasi d'argilla e d'alabastro. Queste fonti di guadagno[261] sono scomparse, pure la popolazione non mi è sembrato soffra grande miseria. Si trova nel paese un albergo, molto primitivo ed anche un caffè; avrei dovuto pernottarvi, se avessi voluto poi salire sulla vetta del promontorio, ciò che era mio desiderio, non tanto per visitare le antiche mura che si additano come resti del tempio di Circe, quanto per godere l'incantevole panorama. Dicono che di lassù, a 1900 piedi, quando l'aria è limpida e chiara, si vede il convento di Camaldoli che domina Napoli, e la cupola di S. Pietro di Roma.
      Da San Felice si può comodamente salire sulla vetta del monte per sentieri rocciosi, fra folti cespugli: ci vogliono però alcune ore. Mi ero proposto di fare il giro intorno a tutto il capo, ma dovetti abbandonarne l'idea, perchè dalla parte del mare le rocce cadono a picco, non lasciando sentiero possibile sulla spiaggia. La distanza da San Felice fino al punto in cui la parte interna del capo trova di nuovo il mare, presso il canale di Paola, è di tre miglia ed eguale lunghezza ha il capo: la sua larghezza non è certo invece più di un miglio.


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Passeggiate per l'Italia
Volume Primo
di Ferdinand Gregorovius
Carboni Editore Roma
1906 pagine 270

   





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