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      Qui troviamo, se non vere e proprie valli, almeno dei larghi fianchi montuosi dove è possibile collocare idealmente il castello incantato di Omero, colla sua ombrosa solitudine e insieme il suo aperto orizzonte. Qui cresce un'inesauribile flora. Vi crescerà forse anche la salutare erba Moly che Mercurio somministrò al paziente Ulisse:
      brunaN'è la radice: il fior bianco di latte.
      Ma siccome anche l'eroe dice essere difficile che creature mortali possano coglierla, così i botanici dovranno rinunziare a scoprirla senza l'aiuto di un Dio.
      La fantasia popolare non ha del resto stabilito alcun luogo come dimora di Circe, e la leggenda è rimasta qui più per il nome della maga Circe che per la favola stessa: essa non è che artistica ed archeologica. Qui si son fatti il concetto di una maga Circe come di una Loreley che attirasse e facesse arenare le navi. Mi hanno raccontato che essa era stata alfine sfidata da una nave straniera tutta di cristallo, sulla quale la maga non aveva potuto esercitare potere alcuno e che anzi era stata[264] presa, rinchiusa nella nave e portata via. Da allora se ne erano perdute le tracce e credo che la potenza immaginativa di questo buon popolo lavoratore non sia andata oltre nella bella leggenda di Circe. La mia guida mi narrava con soddisfazione un fatto accaduto durante il suo soggiorno in San Felice ad una sentinella di guardia alla torre del Fico; a questa sentinella, di notte, era apparso un cane dagli occhi di fuoco ed aveva tracciato intorno a lei circoli magici.


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Passeggiate per l'Italia
Volume Primo
di Ferdinand Gregorovius
Carboni Editore Roma
1906 pagine 270

   





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