Una delle cateratte serve anche da ponte. Su questa trovai in muratura lo stemma dei Conti (aquila della Campagna e dadi sulla scacchiera) con sotto la seguente iscrizione, memoria di quel Papa della casa Conti:
Quod Inter Mare Tyrrhenum Lacumque Circejum Pristino Aquarum Restituto Commercio Carolo Collicola Aerario Ac Rei Marittimae Praefecto Piscatorio Urbis Foro Fisci Rationibus ac Publicae Utilitati Providerit Anno Pont. Primo
.[267]In mezzo alla solitudine selvaggia del capo Circeo, sul lembo estremo dell'antico dominio papale, questa iscrizione sul pallido marmo mi affascinò con tale forza storica, come se fosse di un passato molto più remoto e come se appartenesse alla stessa epoca della lapide che, nel palazzo municipale di Terracina, eterna la memoria del prosciugamento delle paludi pontine eseguito dal gran re dei Goti, Teodorico.
Lo spazio di dodici secoli che corre fra queste due iscrizioni, comprende quasi tutto lo sviluppo dell'Occidente dalla caduta dell'impero romano; è per questo che sembra così lungo... Ma che sono dodici secoli nella vita del mondo? Il tempo che corre fra ieri ed oggi. In altri luoghi si ha profonda coscienza del lavoro incipiente dello spirito umano; qui, nelle paludi pontine, il tempo invece appare piuttosto come una superficie eguale e senza interruzione che si estenda indefinitamente monotona.
Non ho mai sentito così bene quanto presto le cose umane divengono leggendarie, come dinanzi a questa iscrizione. Il dominio temporale dei papi che soltanto tre anni fa cadde per sempre, mi si presentava già come un mito sulla cui storicità[268] si dovesse riflettere come su quella del dominio dei Goti.
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