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      Tutti i borghi all'intorno, per la massima parte pił antichi di Roma, appartenendo all'epoca di Saturno sorgono su colline rocciose, neri e cupi d'aspetto, rimasti da secoli e secoli quali erano un tempo. I conti[282] e i feudatarii del medio evo vi avevano fabbricato in ognuno il loro castello che sorge tuttora, abbandonato e deserto, dimora dei soli gufi. Il colono vi coltiva anche oggi, soggetto ad un principe romano o ad un convento, la vite, l'olivo, il granturco e la sua condizione, per quanto non sia pił servo della gleba, non č in fondo affatto mutata. Per il Lazio, regione saluberrima, non vale la ragione dello spopolamento dei dintorni di Roma, l'influenza cioč della malaria. Fa impressione percorrere una contrada che da lungi appare come un paradiso e poi non č che un deserto pittoresco, coltivato solo qua e lą a granturco, un deserto di aridi campi, popolati unicamente di ginestre e di asfodeli, su cui i falchi svolazzano con ampi cerchi. Si rimane stupiti di non trovare una popolazione florida e ricca, cittą fiorenti ed al vedere solo qua e lą gruppi di meschini abituri sulle alture. Gli abitanti del Lazio, bella, buona e forte razza di uomini, sono rimasti in uno stato assolutamente primitivo; il loro modo di vivere, i loro costumi, i loro bisogni non subirono mai la menoma variazione e se uno de' loro antenati tornasse oggi al mondo, non troverebbe forse al suo paese altro di nuovo all'infuori dell'uso, del tabacco, dei fiammiferi e della polvere da sparo. Tutti quei castelli conservano[283] sempre i loro nomi: Veroli, Pofi, Arnara, Bauco (Babucum), Ripi, risalgono alla pił remota antichitą. Li troviamo menzionati nei documenti del IX e X secolo coi loro nomi attuali, con le stesse chiese, con i loro conti e giudici, per lo pił di stirpe longobarda; non saprei citare un sol luogo di fondazione posteriore.


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Passeggiate per l'Italia
Volume Primo
di Ferdinand Gregorovius
Carboni Editore Roma
1906 pagine 270

   





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