Le fabbriche attuali, per lo più di carta, costruite grandiosamente e secondo i migliori sistemi moderni, debbono la loro origine ai francesi del tempo di Murat e principalmente a un certo Le Febvre che, venuto qui povero, trovò sulle sponde del Liri un vero Eldorado, riuscendo a trarre l'oro puro dalla forza delle sue acque. Lasciò a suo figlio queste fabbriche ed alcuni milioni. Il re di Napoli, credo Ferdinando II, accordò a questa famiglia il titolo di conti, titolo che essa invero aveva ben meritato; poichè una contrada poco coltivata deve al talento inventivo di quello straniero la sua ricca vita che non scomparirà più, anzi probabilmente aumenterà.[297]La vista di quanto possa l'umana attività riesce sempre di grande soddisfazione, anche dove frequenti ne sono gli esempi, come in Inghilterra, in Germania, in Francia; ognuno immaginerà quindi l'impressione che suscita in chi visita il regno di Napoli, dove, purtroppo, una tale attività è rara.
La cartiera Le Febvre del Liri e l'altra del Fibreno, sono due grandi edifici. E' un piacere vedere quella folla di operai intenta a fabbricare, direi quasi a fondere la carta; giacchè tutta quella pasta liquida scorre quasi fosse un denso fiume di latte e passando su cilindri riscaldati, si svolge in una bianca striscia senza fine, pronta ad accogliere il pensiero dello scrittore. Iddio ha certo creato il mondo ad un dipresso come il signor Le Febvre crea la carta, abbandonandolo alle dispute degli uomini. E' impossibile vedere scorrere quel candido fiume senza pensare a tutti i molteplici usi ai quali serve questa maravigliosa materia che domina la vita e che si chiama carta.
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