In questo luogo vicinissimo allo stato della Chiesa vidi chiaramente[299] come il confine politico diventa ben presto anche confine dell'uso e della lingua. Il cameriere mi offrì una lista di cibi, i cui nomi a Roma sarebbero apparsi incomprensibili, e non mancò di darmi del don.
Il mattino dipoi trovai che Sora è un paese moderno, discretamente pulito, con buone strade e tutt'altro che privo di industrie e di commercio. Sora è posta sul Liri che svolge le sue acque verdastre fra alti pioppi, simile in ciò ai fiumi della Germania. Un ponte di legno lo attraversa; le sue rive hanno luoghi deliziosi e la sua campagna è fertile, ben coltivata svariatamente a giardini ed a vigne, attraversata da buone strade che portano ai paesi vicini.
Sora è situata in perfetta pianura, nella valle del Liri, circoscritta a distanza dai monti. In qualche punto il piano si restringe ed esce dalla catena un contrafforte. Immediatamente sopra la città si erge un monte di forma piramidale, alto, ripido, di aspetto severo, di roccia nera, selvaggio e nudo; sulla sua cima stanno le rovine pittoresche dell'antica rocca, chiamata Sorella, rovine non meno cupe del monte. Sora riposa tranquilla e idillica all'ombra di questa piramide naturale, tutta moderna di aspetto, sebbene sia un'antica città volsca che non ha mai mutato nome. Essa col tempo divenne sannitica, quindi[300] latina, infine romana. Nel periodo romano vi nacquero i tre Deci e il famoso Attilio Regolo e ne sortì la gente Valeria, alla quale appartenne l'oratore Quinto Valerio; e poi Lucio Mummio: nomi sufficenti ad illustrare la città.
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