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      Sora dista da Arpino sette miglia, di cui quattro corrono in salita in una regione coltivata ad oliveti, lasciando sotto il Liri. Man mano che si sale, diminuiscono[311] le case, e raramente se ne incontra una lungo la strada.
      Giunsi finalmente ad Arpino verso un'ora dopo mezzodì ed entrai in città per l'antica porta romana.
      La patria di Cicerone e di Mario conta attualmente 17,000 abitanti. Le sue vie sono strette, la piazza piccola, ma non fanno difetto case di signorile apparenza. Del resto, la città è morta e non vi si scorge indizio di attività industriale. In quasi tutti i paesi intorno a Roma esistono chiese antiche; Arpino non ne possiede alcuna, quantunque anticamente la sua cattedrale fosse un tempio dedicato alle nove Muse; ora invece è dedicato agli Angeli, come se vi fosse stato bisogno della musica celeste di questi per far tacere per mezzo del cristianesimo i canti pagani delle nove vergini sorelle dell'Olimpo.
      Arpino è divisa in due parti; la città vecchia, sul punto più elevato dove sorgeva l'antica rocca, e la città propriamente detta che si stende ai piedi del ripido pendio del monte. Questa divisione è antichissima, ed è una caratteristica distintiva di tutte quante le antiche città volsche e latine. Del resto, le mura ciclopiche, scendenti dall'altura su cui sorgeva la rocca, provano che la città moderna è fabbricata sulla stessa area dell'antica, ed anche la porta della[312] città è di origine ciclopica. Le mura sono in tutto simili a quelle di Segni e delle altre antiche città del Lazio.


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Passeggiate per l'Italia
Volume Primo
di Ferdinand Gregorovius
Carboni Editore Roma
1906 pagine 270

   





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