Poi ripensavo a Cicerone giovanetto, quando l'altro era canuto; alla caduta della repubblica preparata dalla guerra civile tra Mario e Silla, alla quale aveva assistito e attorno a Cicerone sorgevano le immagini degli oratori, degli uomini di stato più distinti della morente repubblica; le figure di Pompeo, di Cesare, di Antonio, di Ottaviano, di Bruto, di Cassio, di Catone, di Attico, di Agrippa e, finalmente, il ricordo della testa sanguinolenta di Cicerone stesso, esposta su quella tribuna, teatro un dì della sua splendida eloquenza.
La fantasia del mio lettore potrà completare questi ricordi storici, conseguenza naturale del luogo dove io mi trovavo; chiunque avrebbe pensato le stesse cose, trovandosi solo, dove sorgeva la rocca di Arpino.
Nello stesso modo che esistono punti elevati dai quali si scopre tutta la vista di una campagna, vi sono punti dai quali appare tutto il panorama della storia.
Arpino è uno di questi punti e nel discendere da quell'altura mi tornava in mente[318] il passo di Valerio Massimo, in cui è riassunta concisamente, ma esattamente, la natura e la vita di Mario.
Da questo Mario, da questo Arpinate d'infima condizione, da quest'uomo tenuto in Roma come ignobile, da questo candidato poco meno che dileggiato, sorse quel Mario che soggiogò l'Africa, che trascinò il re Giugurta avvinto al suo carro, che debellò le orde dei Teutoni e dei Cimbri che entrò ben due volte sul carro del trionfo in Roma che fu sette volte console e che da proscritto diventò promotore di proscrizioni.
| |
Cicerone Mario Silla Cicerone Pompeo Cesare Antonio Ottaviano Bruto Cassio Catone Attico Agrippa Cicerone Arpino Valerio Massimo Mario Mario Arpinate Roma Mario Africa Giugurta Teutoni Cimbri Roma
|