Si gridò di nuovo Evviva il Re! ed il corteo si recò alla cattedrale. Alla sera vi fu concerto, o per parlare più esattamente, vi fu un chiasso diabolico sulla piazza, a cui si dava il nome di concerto; si accesero anche fuochi artificiali,[320] o per dir meglio razzi e si spararono mortaretti, come nelle feste ecclesiastiche.
Non voglio dimenticare che Arpino vanta anche una celebrità moderna, un pittore, Giuseppe Cesari, conosciuto sotto il nome di Cavalier d'Arpino. Come Cicerone e Mario, questi si recò a Roma a cercarvi fortuna e vi dipinse, fra le altre cose, la grande sala nel palazzo dei Conservatori, dove fece gli affreschi che rappresentano fatti della storia romana; le sue pitture murali, pregevoli particolarmente per il colorito, sono ritenute fra le migliori della fine del secolo XVI. La cattedrale di Arpino possiede una sua bella Madonna.
Partii da Arpino su uno char à banc per recarmi a Montecassino. La strada scende per una collina tutta coltivata ad olivi. Si gode la vista del vicino territorio romano, e si passa sotto l'alto Monte S>. Giovanni accanto al Liri la cui acqua verde si scorge qua e là fra i pioppi.
La regione, montuosa a sinistra, è quasi deserta; di quando in quando appare un'antica torre medioevale, come quella di Monte Negro, od un dirupato castello come quello di Santo Padre. Si arriva sopra un'altura che divide le acque del Liri da quelle del Melfa e si passa in vicinanza di Fontana e di Arce, senza però toccarle. Quest'ultimo borgo ha veramente l'aspetto[321] di una fortezza inespugnabile e tale infatti fu ritenuta durante il medio evo; però fin lassù riuscirono ad arrampicarsi e ad impadronirsene i Provenzali di Carlo d'Angiò così agilmente come gli zuavi dei nostri tempi.
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