Più lontano noi scorgiamo anche i monti di fronte a S. Germano, su cui sorgono Rocca d'Evandro (propriamente Bantra), S. Elia, S. Pietro in Fine, sui quali emerge l'alto Aquilone. La maggior parte di questa bella pianura apparteneva alla diocesi di Montecassino e parecchi di questi paesi, di queste città, debbono al monastero la loro esistenza.
Questa parte estrema del Lazio non ha la severa grandiosità della campagna romana; le sue tinte sono più calde, più dolci, più meridionali, infine, la sua coltivazione è assai più rigogliosa, nè vi sono tante colline.
Essendo giorno di fiera a S. Germano, incontrammo per strada molti contadini, vestiti come nella valle del Sacco e ciociari coi sandali. Le donne però, anzichè il busto portavano un morbido panno con nastri sulle spalle e due vesti di cui quella superiore fatta a grembiale: questo modo di vestire fa una graziosa figura.[326]Qui, invito il lettore ad abbandonare la strada di Capua ed a piegare a destra, verso Aquino che giace in mezzo alla pianura. E' piacevole attraversare la linea recentemente ultimata fino a questo punto della strada ferrata di Capua che non può venire ancora esercitata poichè, se il governo napoletano si affrettò a compierla sul suo territorio, quello pontificio è ancora arretrato sul suo, avendo appena oltrepassato Albano.[12]
In un quarto d'ora, attraverso a campi coltivati a granturco, si giunge ad Aquino. Questa città, importante ai tempi dei Romani, è ora un borgo lungo e stretto, su cui emerge solo un campanile.
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