Partimmo da Aquino, contenti di aver veduto questo paese, tornammo sulla strada di Capua e in un'oretta arrivammo ai piedi del monte Cairo; girammo il monte, avendo innanzi agli occhi l'anfiteatro romano di S. Germano, città di gaio aspetto, sormontata dal celebre castello di Janula e finalmente là in alto Montecassino che ci aspetta. Ma è ormai tempo di finire, essendo già troppe queste pagine. Se ci volgiamo a considerare tutto quanto si mostra al viandante in un così breve tratto di strada, non possiamo a meno di meravigliarci per la ricchezza di queste contrade. Nessun'altra nel mondo è così penetrata e animata dallo spirito. La natura e la storia hanno versato la loro cornucopia sull'Italia ed ogni epoca storica vi ha lasciato la sua impronta.
L'Italia è la madre della civiltà in occidente e la Pandora della sua cultura sia nel senso buono che nel senso cattivo della parola. Se essa ora risorge e chiede il suo[335] posto di nazione indipendente, fra tutti quei popoli che dopo aver da lei ricevuta la propria civiltà, la sfruttarono, la saccheggiarono, la signoreggiarono, lo fa in nome di un suo incontrastabile diritto. Sì, questa è una nobile terra, degna dell'amore del genere umano! Ed anche in mezzo al caos sconfinato dell'età presente, in questa nauseante mescolanza di errori e di verità, anche oggi noi Tedeschi non possiamo, nè mai lo potremo, far tacere la voce del nostro ardente voto per la liberazione di questa terra.
[338]IL CASTELLO DEGLI ORSINI
A BRACCIANO
(1870)
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