Ancora in piedi rimangono diverse case colle finestre gotiche; la maggior parte del materiale però è stato portato via, o forma adesso dei mucchi di macerie, cinti da cespugli. Galera non è, per quello che di[342] architettura ne resta, bella come Ninfa; soltanto i muri del castello e della chiesa principale rivelano un'epoca più antica; gli altri sono assai moderni, solo nell'anno 1809 essendo stato il paese abbandonato, o per mancanza d'acqua o, più verosimilmente, per impoverimento della popolazione. E' veramente sorprendente che nel nostro secolo, un paese possa sparire, non distrutto da subitaneo cataclisma, ma intisichito per decadenza interna. Non prova forse ciò ed in modo persuasivo, la mancanza di principio vitale di questa terra etrusca?
Galera (nella regione, dove, secondo gli antichi itinerari, era la stazione ad Careias) comincia ad esser menzionata nella storia solo nel 780, anno in cui papa Adriano I fondò sul fiume Arrone una colonia di questo nome, per coltivare il deserto paese dei Veienti. Questa colonia prosperò ma, per circostanze a noi ignote, si sottrasse al dominio della Chiesa; al principio dell'undecimo secolo vi apparvero come signori i conti di Galera, fieri nemici del papato ed ardenti partigiani dell'impero tedesco.
Gerardo, figlio di Ranieri (questi nomi indicano già l'origine germanica) era conte colà ed era anzi uno dei principali capi della nobiltà imperiale di Roma e del territorio, strettamente legato coi conti di Tuscolo, della stirpe d'Alberico e coi Crescenzi di[343] Monticelli, nella Sabina.
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